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Museo del Giunco Palustre Verificato

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Il Museo del Giunco Palustre, ad Acquarica del Capo, rappresenta l’arte della lavorazione del giunco e dell’erba palustre, antichissima pratica legata fortemente al territorio.

 

Museo del Giunco Palustre ad Acquarica del Capo

 

Inaugurato nel 2008 ed unico nel suo genere, il Museo del Giunco Palustre ad Acquarica del Capo si trova in un salone di Palazzo Villani ed è dedicato alle attività principali della città, la produzione di oggettistica in “paleddu” (giunco palustre).

L’allestimento è suddiviso in “unità ecologiche” e descrive gli ambienti di lavoro in cui le cestinaie trascorrevano le proprie giornate. Erba palustre, falce, paiolo, “stufa”, “cofunu”, zolfo sono tutti i materiali e gli strumenti utilizzati per la raccolta, la lavorazione e la produzione dei manufatti.

 

Il valore delle antiche tradizioni

 

Il Museo del Giunco Palustre ha lo scopo anche di dare valore alle antiche tradizioni artigianali reinterpretandole nella costruzione di complementi d’arredo domestico e accessori per l’abbigliamento moderni. Nella Sezione Multimediale e della Comunicazione, vengono organizzati corsi sull’artigianato salentino e sulla lavorazione del giunco, con l’obiettivo di coinvolgere i bambini e i ragazzi delle scuole.

Al piano terra del Palazzo sono allestite delle sale che descrivono e raccontano le fasi della lavorazione delle pregiate fibre naturali, li “paleddhi”, con cui, ancora oggi, vengono realizzati cesti, portabottiglie, scarpine e “sporte” di ogni tipo. Tra le vetrine, accanto alle fotografie delle “cestinaie”, è presente una bellissima miniatura di Acquarica realizzata in giunco dalla signora Addolorata Olimpio.

Le prime informazioni sulla lavorazione del giunco risalgono alla fine dell’800. Furono le donne del luogo a raccogliere il giunco nelle paludi che circondavano il paese e i loro lavori vennero persino messi in mostra all’Esposizione di Vienna del 1873, iniziando ad essere commercializzati in Italia e in Europa. Successivamente la domanda ebbe un grosso calo per poi riprendere all’inizio del XX secolo.  

Oggi, purtroppo, sono molto rari gli artigiani che conservano e portano avanti questa meravigliosa tradizione creando manufatti di rara qualità.

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