Chiesa di San Silvestro Verificato
In onore di San Silvestro, a Viterbo sorge in Piazza del Gesù una chiesa edificata nel 1080 in quella che un tempo era la piazza principale della città.
Sebbene si tratti del luogo di culto meno rinomato del posto, la chiesa di San Silvestro, chiamata anche Chiesa del Gesù, è uno dei monumenti più suggestivi del luogo, soprattutto se si pensa alla strabiliante storia che la avvolge.
La struttura della Chiesa di San Silvestro a Viterbo
Come molte strutture dell’Italia centrale, la chiesa è stata sottoposta a numerose ricostruzioni e il progetto originariamente romanico è stato contaminato da interventi successivi.
All’esterno, la facciata a capanna spezzata ha un aspetto assolutamente semplice ed essenziale, così come l’esile campanile a vela decorato in marmo. All’interno ci sono diversi affreschi, dove spicca tra tutti il Noli me tangere raffigurante il celebre momento in cui Gesù incontra Maria Maddalena dopo la Resurrezione. Inoltre, la chiesa è costituita da un unico spazio, e all’altezza dell’abside si può scorgere un crocifisso in legno risalente al 1600.
Nei secoli la struttura ospitò diverse comunità religiose, tra cui i Gesuiti, i Carmelitani scalzi e la Confraternita del Santissimo nome di Gesù, che hanno dedicato più o meno cura alla sua architettura. Vi fu addirittura un periodo in cui questa venne completamente abbandonata e soltanto nel 1987 venne affidata alle mani di una nuova confraternita locale.
L’Inferno di Dante e la chiesa
Si pensa che uno dei motivi per cui l’edificio rimase abbandonato, fu a causa di un efferato omicidio verificatosi a due passi dal suo altare.
Nel 1271, il condottiero Guido di Montfort uccise il principe Enrico di Cornovaglia durante la Santa Messa, per vendicare la morte del padre, anch’egli ucciso brutalmente durante la seconda Guerra dei baroni in Inghilterra. L’omicidio sconvolse la comunità, soprattutto per l’oltraggioso gesto avvenuto.
Il folle gesto avvenuto nella chiesa di Viterbo venne descritto nell’Inferno della Divina Commedia, tanto che Dante Alighieri riservò per l’omicida la perpetua punizione di vagare in solitudine tra le anime, condannandolo per la sua crudeltà, Guy de Montfort restò solo per sempre come avvenne per lui in vita con la scomunica a seguito dell’atroce omicidio.