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Monumento alla Vittoria Verificato

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Inaugurato il 12 luglio del 1928 e progettato dall’architetto Marcello Piacentini, il Monumento alla Vittoria è un complesso marmoreo sito a Bolzano. L’opera celebra la vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale sull’Austria-Ungheria.

 

Il contesto di realizzazione  del Monumento alla Vittoria a Bolzano

 

Il monumento sorge su un sito che precedentemente ospitava un Kaiserjäger, ovvero un monumento celebrativo ai caduti in guerra dell’esercito imperiale, austriaco prima, austro ungarico poi, reclutati in particolare nel Tirolo. Mussolini nominò personalmente la commissione che sovrintese ai lavori di realizzazione e l’architetto designato all’ideazione fu Marcello Piacentini. La prima pietra fu posata il 12 luglio 1926, al quale evento furono presenti il re Vittorio Emanuele III ed altri esponenti di cariche politiche rilevanti. L’inaugurazione avvenne il 12 luglio del 1928 e il monumento divenne simbolo del regime fascista.

 

Il monumento come specchio della visione del regime 

 

Il complesso marmoreo rispecchia l’architettura marziale di cui si servì il regime per veicolare concetti funzionali all’ideologia. Rappresenta la visione nazionalista e fascista del passato e della guerra, basata sullo spirito di sacrificio, sull’eroismo, sull’ideale della “bella morte” che consacra l’orgoglio per la patria: elementi questi che, si contrappongono agli ideali del pacifismo e del socialismo. Il monumento riprende l’iconografia classica di un arco trionfale ripartito da alte colonne portanti e ornato da fasci littori su consiglio del Duce; sul timpano campeggia una scultura di Arturo Dazzi, la Vittoria sagittaria. All’interno invece, sono ospitate le erme di Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa realizzate da Adolfo Wildt.

 

Alcuni dibattiti intorno al Monumento alla Vittoria a Bolzano

 

Inizialmente il monumento avrebbe dovuto essere intitolato a Cesare Battisti (compagno di partito di Mussolini) ma, data la ferma opposizione della moglie di Battisti Ernesta Bittanti e della figlia Livia alla strumentalizzazione della figura dell’irredentista trentino ad opera del regime, si decise di cambiare l’intestazione e dedicare il monumento alla Vittoria. Inoltre, vista l’iscrizione sul monumento che recita «Qui [sono] i confini della Patria. Poni le insegne! Da qui educammo gli altri alla lingua, al diritto, alle arti», si assistette all’indignazione di alcuni esponenti della popolazione germanofona che la intesero come una provocazione dato che avevano lingua, arte e cultura propria già prima dell’annessione e un tasso di alfabetizzazione maggiore che nella media del resto d’Italia. Nel corso degli anni si sono registrate proposte da parte di rappresentanti dell’etnia tedesca, fra cui Alexander Langer, per demolire o perlomeno rinominare/ridedicare il monumento.

Dal 2011 il monumento è stato storicizzato, cioè depotenziato del suo scopo storico e musealizzato, insieme ad altri monumenti dell’era fascista a Bolzano, per creare una memoria condivisa e condivisibile da parte della società civile.

 

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