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Chiesa di San Nicola di Bari Verificato

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La Chiesa di San Nicola di Bari si trova ad Adelfia, nella parte più antica di Montrone.

 

La Storia della Chiesa di San Nicola ad Adelfia

 

La realizzazione della Chiesa di San Nicola ad Adelfia è ritenuta di epoca abbastanza recente, come racconta una nota del Liber Baptizatorum dell’archivio parrocchiale: “La maggior Chiesa parrocchiale di Montrone si aprì il 23 settembre del 1726, sotto gli auspici dell’ill.mo e rev.mo mons. Patriarca di Gerusalemme D. Muzio Gaeta, Arcivescovo di Bari, Barone di Bitritto, Vescovo Assistente al Soglio Pontificio e Primate delle Puglie, che fu benedetta dal rev.mo Vicario Generale della Diocesi Can. D. Giovanni Battista Venovelli di Matera”.
Questo fa capire come la data “1711” presente sullo stemma della facciata principale della chiesa rappresenterebbe, probabilmente, la fine dei lavori della parte “rustica”.

I documenti dell’archivio della curia arcivescovile di Bari contengono, a riguardo, interessanti notizie. Il 14 Marzo 1709 mons. Muzio Gaeta, arcivescovo di Bari, effettuò la visita pastorale in carrozza dalla sua residenza di Bitritto, di cui era anche barone, e si portò in processione dalla cappella del palazzo marchesale alla cappella del Principio che allora fungeva da chiesa madre, perchè, come si legge nella relazione della visita pastorale, “la vecchia chiesa madre di S. Nicola, tre anni orsono (quindi nel 1706, crollò completamente”.

Nel documento non vengono descritte le cause del crollo ma si pensa che la prima chiesa fosse un edificio vecchio di secoli.

Fu il pubblico erario a fornire i finanziamenti per la ricostruzione della chiesa, come risulta dall’atto del notaio Pasquale Angiuli del 26-3-1723, mentre il campanile con due campane fu innalzato dal 1744 al 1747, dai costruttori Francesco Paolo Stea e Giuseppe Buono. Nel 1858 fu costruita la sagrestia, anche a spese del Comune.

 

La Trasformazione della Chiesa Madre

 

La Chiesa Madre ha subito diverse trasformazioni a ragione del concilio vaticano II, sia a livello di arte sacra che di Liturgia. 

In primis l’altare a mensa distinto dall’altare del SS. sacramento e poi un valore di Chiesa del Popolo di Dio, viene tolta ogni barriera tra sede del Sacerdote, presbiterio e sede del popolo “navata”. Il Sacerdote diventa colui che presiede l’Assemblea.

Il Battistero non è più all’entrata della chiesa ma vicino alla Mensa del Sacrificio, dando maggiore rilievo alla proclamazione della parola di Dio nella lingua parlata.

La Sagrestia fu ristrutturata nel 1967, mentre il 1969 coincide con i lavori di rinnovo: l’altare maggiore a mensa in marmo pregiato seguì l’ordine architettonico della Chiesa, soprattutto nelle colonne. Il vecchio altare senza alcun valore divenne la sede liturgica del Sacerdote.
La Madonna della Pietà fu spostata in una nuova nicchia costruita sull’altare dedicato alle anime del Purgatorio.


Il vecchio altare venne eliminato e al suo posto fu inserito il Confessionale.
Queste e tutte le altre modifiche effettuate furono finanziate dalla comunità diretta dal Parroco. Nel 1996 sono state installate due opere sul Presbiterio: Battistero ed Ambone in marmo pregiato che richiamano le colonne dell’altare centrale. Nel 2001 sono iniziati i lavori di consolidamento e restauro del campanile diventato pericoloso e delle pareti e volta della Chiesa madre.

 


La Reliquia di San Trifone nella Chiesa di San Nicola di Bari ad Adelfia

 

Il 21 dicembre 2002 vi fu un pellegrinaggio che partì dalla Russia in visita alla Chiesa in onore di San Trifone. Un Metropolita, 4 Arcivescovi, 30 Pope, due Diaconi, 10 Seminaristi e 110 pellegrini hanno celebrato una kessa in onore di S. Trifone in lingua Russa ed interamente cantata con solisti e coro. Il gruppo aveva ciascuno una candelina accesa in mano e tanta incensazione alla reliquia di San trifone con benedizione e bacio finale.
Così il giorno 13 aprile 2003, Domenica delle Palme, è stata esposta in un tempietto di fronte all’altare di San Trifone, alla venerazione del popolo, la reliquia ricevuta dalla Chiesa di Cattaro come consta da una bolla del Vescovo di Cattaro nel 1839, conservata nell’archivio parrocchiale.

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