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Tempio Dorico di Poseidone Verificato

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I resti del Tempio di Poseidone a Taranto, il tempio dorico più antico della Magna Grecia, sono una fondamentale testimonianza storica del periodo in cui la città era l’indiscussa capitale della Magna Grecia nonchè la più grande e importante di tutte le colonie greche del Sud Italia.

 

Il Tempio Dorico di Poseidone a Taranto

 

Si stima che il tempio fu costruito all’inizio del VI secolo a.c.

Nel corso dei secoli il tempio fu vittima di diversi saccheggi sin dall’età postantica e parti del tempio sono state riusate per la costruzione di altri edifici. Si possono trovare parti dell’antico santuario nella Chiesa della SS. Trinità, nel cortile dell’Oratorio dei Trinitari, nella Casa Mastronuzzi e nel Convento dei Celestini.

Verso la fine dell’Ottocento, l’archeologo Luigi Viola ne studiò i resti ed attribuì il tempio al culto di Poseidone, ma esso è più probabilmente da mettere in relazione con le divinità femminili di ArtemidePersefone o Hera. Altri reperti andarono dispersi con la successiva distruzione del convento nel 1926 e della vicina chiesa nel 1973.

Le 2 colonne doriche e la base con 3 tamburi furono costruite in carparo locale e rappresentano il lato lungo della “pristasis” del tempio, rimanendo una delle poche testimonianze storiche della costruzione attuale, i cui resti sono stati riconosciuti nel chiostro e nelle cantine del Monastero di San Michele.

Sono alte ciascuna 8,47 metri, con un diametro di 2,05 metri e un interasse di 3,72 metri: dall’osservazione dell’area della “peristasis” e dal calcolo del rapporto tra la sua ampiezza e l’interasse, si stima che il tempio avesse il fronte rivolto verso il canale navigabile e che fosse formato da 6 colonne sui lati corti e da 13 sui lati lunghi. Inoltre, sia il profilo del capitello che i “rocchi”, molto bassi e sovrapposti senza un perno centrale, fanno risalire i manufatti agli inizi del V secolo a.C.

Tuttavia, la presenza di una piccola fossa vicino alle colonne accompagnata dalle tracce presenti ai bordi della stessa, fanno pensare all’esistenza di una pavimentazione e di un rialzo in legno connessi ad un primo edificio di culto, in mattoni crudi e materiale deperibile, costruito alla fine dell’VIII secolo a.C. dai primi coloni spartani. L’area sacra sarebbe stata abbandonata definitivamente alla fine del III secolo a.C., periodo in cui i Romani conquistarono la città, per poi ritornare ad essere utilizzata nel VI secolo con silos, granai, quando la popolazione si ritirò nella penisola per motivi difensivi.

Nel X secolo i resti del tempio avrebbero custodito un luogo di culto cristiano e dal XIV secolo una parte dell’area fu utilizzata per attività produttive con vasche di decantazione dell’argilla e piccole fornaci.

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