La comunità catanese attende trepidante la tradizionale Festa di Sant’Agata, patrona di Catania, onorata dal 3 al 5 febbraio, in occasione dell’anniversario del suo martirio. Questa celebrazione è la terza festa religiosa più importante del mondo, e coinvolge ogni anno tantissimi curiosi e fedeli.
La storia della festa di Sant’Agata a Catania
Le origine della celebrazione catanese risalgono a secoli fa, ed alternano tradizioni sacre e profane, consolidate negli anni in onore di Sant’Agata e profondamente rispettate da catanesi e non solo.
Da Gallipoli a Malta, Sant’Agata viene festeggiata soprattutto nella sua città natale, Catania, per via dei molteplici miracoli a lei attribuiti.
Nella storia più che centenaria di questo culto, Sant’Agata è rappresentata da un velo bianco, simbolo della purezza della martire, con cui la Santa compì alcune delle sue grazie.
Il miracolo che salvò Catania dal terremoto
Tra gli eventi che giustificano la crescente devozione della comunità catanese, vi è certamente il suo intervento in occasione di due terremoti del 252 e 1169, che causarono tantissimi morti. I sopravvissuti si rivolsero in entrambi i casi a Sant’Agata, che fermò la furia del sisma.
La peste siciliana
Un’altro evento tragico fu la peste del 1575, diffusa in tutta la Sicilia. La devozione dei cittadini li spinse a rivolgersi alla Santa per salvarli dal male che infestava la città. La preghiera fu così forte che nei giorni successivi la malattia si attenuò per poi fermarsi definitivamente.
Difesa dalla furia dell’Etna
Nel 1669 si ricorda il più grande intervento salvifico della Santa per tutta la comunità di Catania. Infatti, l’eruzione dell’Etna colpì tutta la zona a nord-ovest del vulcano, puntando proprio verso la città protetta dalla Santa. I catanesi si strinsero intorno alle sue reliquie e il fiume infuocato si fermò prima di colpire rovinosamente la città.
Si narra, che Sant’Agata fermò il fuoco con il suo velo, che divenne rosso e che è ancora oggi custodito ed esposto nella Cattedrale catanese durante i giorni di festa.
La tradizione centenaria della festa di Sant’Agata
Le celebrazioni si svolgono in un clima festoso e folkloristico che vede il susseguirsi di spettacolari tradizioni.
La prima giornata si apre con la consueta processione, che si sviluppa dal centro storico per giungere alla zona periferica di Catania. La giornata si chiude, poi, con i fuochi pirotecnici, i quali donano colore e vivacità al culto centenario di Catania, e soprattutto ricordano la sua protezione dal fuoco e dalla lava dell’Etna.
Nel secondo giorno tutti i fedeli indossano il tradizionale “sacco”, fatto di un lungo camice bianco fermato in vita da una corda, guanti bianchi e cappello nero, e sventolano un fazzoletto. Questo abbigliamento richiama i vestiti con cui i catanesi accolsero, di notte, le reliquie della Santa rientrate nella città nel 1126.
Nel terzo giorno si svolge poi il “giro”, processione che ripercorre in una giornata intera, i luoghi chiave della città in cui Agata ha realizzato i miracoli, accompagnata dal grido “Viva Sant’Agata”, inno dei festeggiamenti.
La cucina tipica di Sant’Agata
Una curiosità, che dimostra la solennità totalizzante dei festeggiamenti di Sant’Agata a Catania, è anche dimostrata da prodotti culinari appositamente preparati per la festa.
I “Cassateddi” o “Minni di Sant’Aita“, sono dolci tipici che richiamano la storia del martirio della Santa, la quale venne privata di una mammella, “Minni” appunto, per non aver rifiutato la sua fede.
Inoltre, è importante ricordare che nel 2002 i festeggiamenti di Sant’Agata sono stati proclamati patrimonio dell’umanità Unesco per la loro forte valenza etno-atropologica, rendendo Catania e il suo culto una città famosa nel mondo.
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